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"Dobbiamo inventare una nuova saggezza per una nuova era. E nel frattempo, se vogliamo fare qualcosa di buono, dobbiamo apparire eterodossi, problematici, pericolosi e disubbidienti a coloro che ci hanno preceduto".
JOHN MAYNARD KEYNES Essays in persuasion

"Non aver paura che la vita possa finire. Abbi invece paura che non possa cominciare mai davvero".
JOHN HENRY NEWMAN

martedì 27 novembre 2012

"Il colore del grano" e i legami

"Che cosa vuol dire addomesticare?" "E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami [...]. Tu, fino a ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E tu neppure hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo [...]. La mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane, e il grano per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano." [...] Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!", disse la volpe, "piangerò". "La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi." "E' vero", disse la volpe. "Ma piangerai!", disse il piccolo principe. "E' certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano."
Nella storia del piccolo principe ci incantiamo alle parole della volpe e, mentre scopriamo come si diventa umani, qualcosa ci racconta dell'essenza del legame d'amore.
E' una storia, una fiaba per grandi e bambini, che abbiamo tutti letto e tutti raccontano, una storia che sta sulle magliette quella di Saint-Exupéry. Ma ancora mi interroga sul divenire della soggettività nella reciprocità.[...] Mi racconta della vita illuminata, della musica che fa uscire dalla tana, del colore del grano come memoria, dell'eternità del sentimento d'amore quando tutto sembra finito.
La volpe e il piccolo principe sanno il principio e la fine del legame: una metafora del materno, quel materno della volpe che sa il distacco e la perdita e l'inevitabilità del dolore, ma non può che passare di lì perché lì si gioca il suo destino, il destino della sua individuazione, così come il destino del piccolo principe, della sua individuazione, passa dall'andarsene. Semplicemente.


Parole di Lella Ravasi Bellocchio, analista junghiana, tratte da "Di madre in figlia", 1987, Milano, RaffaelloCortina Editore


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