Non è forse vero che la città è il domicilio organico della persona?
Non è forse vero che la persona umana si radica nella città, come l'albero nel suolo?
Essa si radica negli elementi essenziali della città: e cioè, nel tempio, nella casa, nella officina, nella scuola, nell'ospedale.
Non solo: proprio per questa relazione vitale e permanente fra la città e l'uomo, la città è lo strumento appropriato per superare tutte le possibili crisi cui la storia e la civiltà vanno sottoposte.
La crisi del tempo nostro può essere definita come sradicamento della persona dal contesto organico della città.
Tutto ciò l'ho detto per porre la questione fondamentale. E la questione è: quale è il diritto che le generazioni presenti possiedono sulle città da esse ricevute dalle generazioni passate?
La risposta non può essere che questa: è un diritto di usare, migliorandolo e non distruggendolo o dilapidandolo, un patrimonio visibile ed invisibile, reale e ideale, ad esse consegnato dalle generazioni passate e destinato a essere trasmesso - accresciuto e migliorato - alle generazioni future.
Le città non sono cose neutre di cui si possa disporre a nostro piacimento: sono cose altrui, delle generazioni venture: delle quali nessuno può violare il diritto e l'attesa.
Parole di Giorgio La Pira tratte da "Le città sono vive", 1957, Brescia, Editrice La Scuola
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