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JOHN MAYNARD KEYNES Essays in persuasion

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mercoledì 19 dicembre 2012

La famiglia prima di tutto: lo psichismo mafioso


La ricerca ha individuato nella costruzione dello psichismo mafioso siciliano proprio la presenza  di una sottostante matrice familiare “satura”.

Inserire in un registro linguistico psicologico il termine “saturazione” è stato un utile espediente semantico per qualificare la matrice psichica del mafioso; è profondamente calzante perché l’organizzazione mafiosa opera un riempimento totale e massiccio del contenitore mentale dei suoi adepti, ai quali non lascia spiragli per il cambiamento, sbarrando ogni possibilità di trasformazione di stato. L’irrigidimento del pensiero, costretto in copioni già scritti, è tale da amputare la soggettività dell’individuo.

Il modello fondamentalista può essere accostato a Cosa Nostra in quanto essa è foriera di un pensiero totalizzato del suo “Noi-famiglia” d’appartenenza.

Nelle organizzazioni a carattere settale le individualità si sciolgono e si fondono in un unico grande corpo che procede all’unisono. Si genera in tal modo un sistema omogeneo e indifferenziato che sembra disgregare persino le funzioni psichiche dei singoli i quali, spesso allucinati da una sorta di incantamento ideologico, giungono a commettere gesti efferati e incomprensibili.

La presenza di una matrice familiare satura non permette all’individuo di pensarsi diverso dalla medesima causando una predominanza fantasmatica del passato che rende molto instabili i confini fra mondo interno e pensiero familiare.

Lo sfondamento della rete che costituisce la propria sicurezza è un’esperienza di quasi morte perché annienta per un istante l’identità, perché è un insulto ai vincoli che la costituiscono. Ma una volta attraversata questa esperienza catastrofica si può sentire di esistere davvero: accade un’estasi identitaria, una nuova nascita nell’ordine simbolico.

Questo è il gesto della ri-appropriazione di sé, di affrancamento dalla nascita biologica e che permette di diventare persona. Quando tale emancipazione esistenziale è sbarrata, solo rivolgendosi indietro si può sopravvivere. Così l’uomo perduta l’opportunità di esistere soggettivamente “ripara” nel grembo delle matrici familiari. Ed è esattamente quello che accade nella famiglia mafiosa.

La famiglia in questa prospettiva non è intesa semplicemente come un insieme di relazioni tra persone  e tra regole e ruoli, ma soprattutto come ambiente psicologico, come una matrice di pensiero: l’identità personale viene a definirsi affettivamente attraverso un processo complesso e inconscio di mentalizzazione e introiezione degli strumenti di pensiero dell’organizzazione antropologica di cui fa parte.

E’ nel comportamento quotidiano, nel vivere comunitario che l’individuo massimizza sempre i possibili vantaggi della propria famiglia: è soggetto all’esercitazione di una forza inconscia che preme dall’interno con lo scopo di soddisfare i bisogni dell’organizzazione famiglia. Senza la famiglia così concepita interiormente, il mafioso non sarebbe tale.

 

Parole di Serena Giunta e Emanuela Coppola (psicologhe cliniche) tratte da “Territori in controluce”, 2009, Milano, FrancoAngeli

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