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"Dobbiamo inventare una nuova saggezza per una nuova era. E nel frattempo, se vogliamo fare qualcosa di buono, dobbiamo apparire eterodossi, problematici, pericolosi e disubbidienti a coloro che ci hanno preceduto".
JOHN MAYNARD KEYNES Essays in persuasion

"Non aver paura che la vita possa finire. Abbi invece paura che non possa cominciare mai davvero".
JOHN HENRY NEWMAN

venerdì 14 dicembre 2012

Il dono e i legami - parte seconda

La generosità comporta la riconoscenza. Questa frase dice tutto. In generosità c’è generazione, c’è il fatto che qualcuno è incline a dare di più di quanto non sia tenuto a fare, che va dunque al di là delle regole stesse del dono. Questa generosità comporta la riconoscenza, una nuova nascita congiunta, un altro dono non previsto, e così di seguito senza fine.
Pensare in termini di dono è essenzialmente cessare di vedere quel che ci circonda (in primo luogo i legami, ma anche le cose) come strumenti e mezzi al nostro servizio.
Il dono è l’alternativa alla dialettica del signore e del servo. Non si tratta di dominare gli altri, né di essere dominato, né di domare la natura, né di esserne schiacciato; ma di appartenere a un insieme più vasto, di ristabilire il rapporto, di diventare membro.
L’uomo moderno si libera dei legami con le persone sostituendoli il più possibile con legami con le cose, dicendosi senza dubbio che è molto meno vincolante, così com’è più facile separarsi da un gatto o da un cane che non da un bambino. In tal modo egli accresce infinitamente il numero delle cose, con l’idea complementare di liberarsi anche delle costrizioni materiali, punto di partenza e obiettivo di tutta questa avventura: l’uomo liberato dalla costrizione storica della fame, del freddo, ecc grazie all’accumulazione delle cose. L’effetto perverso più spettacolare di questo processo è che l’accumulazione non soltanto non libera ma accresce la nostra dipendenza dalle cose, crea un’infinità di bisgoni, modifica addirittura la nostra capacità di resistenza fisica, ci rende invulnerabili e dipendenti dalle cose che abbiamo prodotto per liberarci di loro, per liberarci dai legami sociali.
L’uomo moderno falsamente emancipato dal dovere di reciprocità, schiacciato dal peso dell’accumulazione di quel che riceve senza ricambiare, diventa un grande infermo, e la sua sensibilità lo rende incapace di sopportare i rapporti umani.

Parole di Jacques T. Godbout (sociologo) tratte da "Lo spirito del dono", 1993, Torino, Bollati Boringhieri

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