La famiglia non è né una
proiezione degli individui né una struttura che esiste a loro discapito.
L’approccio relazionale si lascia alle spalle il vecchio confronto fra chi
pensa la famiglia come aggregato di individui (individualismo metodologico) e
chi la pensa come una struttura a sé stante (collettivismo metodologico).
Le affermazioni à la Tarde (“Tolto l’individuale, il sociale non è nulla” – che
nullifica la famiglia) o à la Durkheim
(“Tolti gli individui resta la società” – che ipostatizza una struttura
familiare) non ci fanno fare grandi passi in avanti. Quel confronto appartiene
ormai a una stagione storicamente tramontata.
Molta parte della sociologia
contemporanea non vede la famiglia perché non osserva la realtà sociale “per
relazioni”, ma la osserva in base alla distinzione individuo/collettivo intesa
come un’antitesi dialettica o come un’opposizione binaria, cioè in base a
schematismi per i quali ogni cosa deve per forza cadere da una parte o
dall’altra. E con ciò si chiude in un circolo ermeneutico da cui non c’è
uscita: la famiglia diventa un incomprensibile intreccio di individuale e
sistemico.
Solo oggi cominciamo a sviluppare
una teoria sufficientemente adeguata a dar conto del tipo di realtà che è nel
sociale familiare (ricorriamo all’espressione “realtà sui generis”, per dire che c’è qualcosa, invisibile, ma che
esiste – e non è solo fantasia o inganno antropomorfico).
Occorre orientarsi verso un
paradigma autenticamente relazionale: la relazione familiare è quella referenza
– simbolica e intenzionale – che connette le persone in quanto genera e
attualizza un legame tra loro come generanti (coppia) e generati (figli).
La relazione familiare consiste
nell’influenza che i termini della relazione hanno l’uno sull’altro e
nell’effetto di reciprocità che emerge tra essi.
“Stare (essere) in relazione
familiare” può avere un significato statico o dinamico, può voler dire trovarsi
in un contesto oppure in un’inter-azione.
E’ dunque opportuno distinguere
fra relazione familiare come contesto
(ovvero come matrice contestuale, ossia come situazione di riferimenti
simbolici e connessioni strutturali osservate nel campo di indagine
strutturale) e relazione familiare come
interazione (ovvero come effetto emergente in/da una dinamica interattiva
familiare).
Ma, in ogni caso, l’essere in
relazione comporta il fatto che, agendo l’uno in riferimento all’altro, ego e
alter non solo si orientano e si condizionano a vicenda, ma danno luogo a una
connessione sui generis che in parte dipende da ego, in parte da alter, e in
parte ancora è una realtà (effettuale e virtuale) che non dipende dai due, ma
li “eccede”.
Parole di Pierpaolo Donati tratte
da “Relazione familiare: la prospettica sociologica” in Studi interdisciplinari
sulla famiglia n°21, Milano, Vita&Pensiero
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