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domenica 23 dicembre 2012

Di che cosa parliamo quando parliamo di famiglia? La prospettiva sociologica



La famiglia non è né una proiezione degli individui né una struttura che esiste a loro discapito. L’approccio relazionale si lascia alle spalle il vecchio confronto fra chi pensa la famiglia come aggregato di individui (individualismo metodologico) e chi la pensa come una struttura a sé stante (collettivismo metodologico).
Le affermazioni à la Tarde (“Tolto l’individuale, il sociale non è nulla” – che nullifica la famiglia) o à la Durkheim (“Tolti gli individui resta la società” – che ipostatizza una struttura familiare) non ci fanno fare grandi passi in avanti. Quel confronto appartiene ormai a una stagione storicamente tramontata.
Molta parte della sociologia contemporanea non vede la famiglia perché non osserva la realtà sociale “per relazioni”, ma la osserva in base alla distinzione individuo/collettivo intesa come un’antitesi dialettica o come un’opposizione binaria, cioè in base a schematismi per i quali ogni cosa deve per forza cadere da una parte o dall’altra. E con ciò si chiude in un circolo ermeneutico da cui non c’è uscita: la famiglia diventa un incomprensibile intreccio di individuale e sistemico.
Solo oggi cominciamo a sviluppare una teoria sufficientemente adeguata a dar conto del tipo di realtà che è nel sociale familiare (ricorriamo all’espressione “realtà sui generis”, per dire che c’è qualcosa, invisibile, ma che esiste – e non è solo fantasia o inganno antropomorfico).
Occorre orientarsi verso un paradigma autenticamente relazionale: la relazione familiare è quella referenza – simbolica e intenzionale – che connette le persone in quanto genera e attualizza un legame tra loro come generanti (coppia) e generati (figli).
La relazione familiare consiste nell’influenza che i termini della relazione hanno l’uno sull’altro e nell’effetto di reciprocità che emerge tra essi.
“Stare (essere) in relazione familiare” può avere un significato statico o dinamico, può voler dire trovarsi in un contesto oppure in un’inter-azione.
E’ dunque opportuno distinguere fra relazione familiare come contesto (ovvero come matrice contestuale, ossia come situazione di riferimenti simbolici e connessioni strutturali osservate nel campo di indagine strutturale) e relazione familiare come interazione (ovvero come effetto emergente in/da una dinamica interattiva familiare).
Ma, in ogni caso, l’essere in relazione comporta il fatto che, agendo l’uno in riferimento all’altro, ego e alter non solo si orientano e si condizionano a vicenda, ma danno luogo a una connessione sui generis che in parte dipende da ego, in parte da alter, e in parte ancora è una realtà (effettuale e virtuale) che non dipende dai due, ma li “eccede”.

Parole di Pierpaolo Donati tratte da “Relazione familiare: la prospettica sociologica” in Studi interdisciplinari sulla famiglia n°21, Milano, Vita&Pensiero

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