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"Dobbiamo inventare una nuova saggezza per una nuova era. E nel frattempo, se vogliamo fare qualcosa di buono, dobbiamo apparire eterodossi, problematici, pericolosi e disubbidienti a coloro che ci hanno preceduto".
JOHN MAYNARD KEYNES Essays in persuasion

"Non aver paura che la vita possa finire. Abbi invece paura che non possa cominciare mai davvero".
JOHN HENRY NEWMAN

martedì 18 dicembre 2012

Il dono e i legami - parte terza


Circolando, il dono arricchisce il legame e trasforma i protagonisti. Il dono contiene sempre un al di là, un supplemento, qualcosa in più che si cerca di definire con gratuità. E’ il valore di legame.

Il valore di legame è cosa diversa dal valore di scambio e dal valore d’uso. E’ forse quel che meglio spiega la diffidenza che manifesta il dono attraverso il denaro.

La posta in gioco del regalo è che il donatore dimostri che sa che cosa piace al donatario. Questo è più importante della soddisfazione “mercantile” del donatario, poiché è il legame che conta, e il dono è al servizio del legame.

Il valore di legame sfugge al calcolo, il che non significa che non esiste. Il valore di legame è il valore del tempo che il mercato sostituisce con una immediatezza infinitamente estensibile nello spazio, estraendo la cosa dalla rete temporale. Più si isolano le cose dal loro valore di legame, più esse diventano trasportabili, fredde (congelate…), puri oggetti sottratti al tempo. Esprimendo il valore di legame, il dono serve a dimostrarci che non siamo degli oggetti. Ritroviamo così il dono arcaico e lo hau del saggio maori, come lo interpreta Marcel Mauss. Lo hau è lo spirito della cosa che circola. Ora, che cos’è lo spirito della cosa se non quel che essa contiene della persona che ha dato, quel qualcosa che si distacca dal soggetto pur continuando ad appartenervi? E’ il valore di legame, ovvero lo scambio simbolico.

 

Parole di Jacques T. Godbout tratte da “Lo spirito del dono”, 1993, Torino, Bollati Boringhieri

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